Uno spin-off solido e divertente. Combattimenti in costante inferiorità numerica: così è ancor più divertente
Sono quasi vent’anni che la serie videoludica Yazuka, meglio nota come Like a Dragon, mantiene viva la curiosità degli appassionati dei picchiaduro. L’ultimo capitolo della saga targata SEGA – Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name – è di fatto uno spin off che si incastra tra due capitoli: Yakuza 6: The Song of Life e Yakuza: Like a Dragon. Se è vero che siamo di fronte a un prodotto che ha fatto dell’elemento narrativo uno dei suoi cardini – al pari del combat system – possiamo tranquillizzare chi è al suo primo approccio con l’IP. Il titolo in questione ha una dignità propria e può senz’altro fungere da valido punto di partenza per magari prendere in mano gli altri episodi nei panni di un agente segreto particolarmente abile a combattere.
Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name mette da subito il gamer al cospetto di uno stile di combattimento frenetico e, oggettivamente, divertente. A seconda della difficoltà impostata avrete un’AI più o meno reattiva: chi vuole un’esperienza più in discesa può cominciare con la versione facile e godersi peraltro la notevole mole di mosse marziali.
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Non siamo ovviamente ai livelli di Mortal Combat e lo stile è peraltro diverso, più votato all’uno contro tanti per tradurre le risse in scazzottate memorabili senza esclusione di colpi. I primi combattimenti, inseriti tra una farcitura notevole di cinematiche, fungono da tutorial e consentono anche di capire il tono di fondo della trama. Per intenderci: siamo quel tipo di persona che è meglio non fare mai arrabbiare.
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La trama è ambientata in Giappone e il confronto con la criminalità è il nostro pane quotidiano. Con sottotitoli in italiano e doppiaggio originale le cinematiche hanno una discreta qualità, che impenna soprattutto quando ammiriamo i panorami urbani, tra luci al neon e persone che camminano dopo una lunga giornata di lavoro. La storia non è un riempitivo e molti combattimenti vengono anticipati da lunghi dialoghi in cui è possibile aggiungere un elemento al racconto.
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A livello di combat system Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name non è particolarmente innovativo, ma rimane un prodotto davvero solido, senza sbavature e alla portata di chiuque. Con la possibilità di spostarsi in un’area sufficientemente ampia, gli scontri a mani nude ci vedranno sempre in clamorosa inferiorità numerica. Per aver la meglio sugli avversari si potranno usare le doti marziali, ma anche andando di ignoranza e utilizzando qualsiasi tipo di oggetto o elemento urbano. Piacevole l’aggiunta di armi tech come sigarette esplosive e un esercito di droni per scombinare le carte.
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Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name è un’esperienza divertente, che si spinge ben oltre le dieci ore di gioco con uno stile di combattimento che difficilmente annoia, grazie anche ad animazioni fluorescenti a sigillare la bravura del nostro avatar. Come prezzo non siamo neppure in fascia alta.