Raggiunta l’intesa: coprirà anche gli interventi per le partite IVA e interventi di carattere sanitario
Se c’è stato uno strumento sul quale la Gran Bretagna aveva sempre posto il veto appena iniziava a essere anche solo accennato, quello è sicuramente la cassa integrazione europea. Se ne è discusso per anni, senza mai arrivare ad alcun risultato per colpa delle resistenze di Londra. Poi, sono “bastati” due fatti epocali come la Brexit e la pandemia di Coronavirus per spingere il Vecchio continente a dotarsi di un fondo comune per gli ammortizzatori sociali: il SURE. Oggi quel meccanismo assistenzialistico, benché temporaneo, in grado di fornire un assegno a chi perderà il lavoro a causa della crisi economica che seguirà la pandemia ha compiuto un ulteriore passettino in avanti.
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Le novità sul SURE
Il SURE, il regime che darà agli Stati membri fino a 100 miliardi di euro di prestiti a condizioni favorevoli per contribuire al finanziamento degli della spesa pubblica nazionale – a partire dal 1º febbraio 2020 – connessi a regimi di riduzione dell’orario lavorativo e ammortizzatori sociali, sta per subire una nuova trasformazione. Da quanto si apprende, infatti, gli sherpa dei 19 Paesi della zona euro avrebbero raggiunto un accordo politico: il SURE coprirà anche gli interventi per i lavoratori autonomi e misure di carattere sanitario, in particolare sul posto di lavoro, in risposta alla crisi.
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Il regolamento dovrà ora essere adottato formalmente dal Consiglio, con procedura scritta. L’adozione è prevista per il 19 maggio. SURE, che dovrebbe essere operativo dal primo giugno, assieme al MES e agli investimenti della Banca europea degli Investimenti, fa parte del piano emergenziale dal valore di 540 miliardi di euro per l’occupazione e i lavoratori, le imprese e gli Stati membri, approvato dall’Eurogruppo il 9 aprile 2020. Sarà disponibile dopo che tutti gli Stati membri avranno fornito le loro garanzie e sarà in seguito operativo fino al 31 dicembre 2022.
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Su proposta della Commissione, il Consiglio potrà decidere di prorogare il periodo di disponibilità dello strumento, ogni volta per un periodo supplementare di 6 mesi, qualora persistano gravi perturbazioni economiche causate dalla pandemia di Covid-19.