«In Akka Italy presentiamo una nuova opportunità di investimento ogni tre settimane. Anche così garantiamo la possibilità per i nostri investitori di diversificare», racconta Nicolas Nati, 33 anni, è il CEO di Akka Italy, la community di investor che la scorsa settimana, sempre in un nostro articolo, è stata duramente criticata da Fausta Pavesio (puoi leggerla qui). Per completezza di informazione, abbiamo raggiunto Nicolas Nati per farci raccontare cos’è Akka Italy e permettergli di rispondere alle critiche che ha sollevato nell’ambiente da quando è stata introdotta nel nostro Paese.
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Romano con sei anni trascorsi in Francia, 33 anni, laurea triennale alla Bocconi con master in management a Parigi, Nicolas è a capo della community di investitori privati nata in Francia da un’idea di Benoît Lagarde e Thomas Rebaud e portata in Italia da un investor e testimonial d’eccezione, Giorgio Chiellini.
Come lavoro Nicolas aiuta le startup estere ad entrare nei mercati italiani. Lo ha già fatto per tre startup, Akka Italy è la quarta: «Mi hanno contattato su Linkedin. Seguivo il progetto perché conosco bene il mercato francese, anche in virtù delle mie origini (sua madre è francese, ndr). Il mio lavoro è adattare un progetto in un altro mercato, tirare su un team e creare una strategia di comunicazione», racconta Nicolas.
Oggi Akka Italy ha un team di 6 persone, tra i 28 e i 35 anni, compresi community manager e il team di investimento. Finora sono 200 gli italiani che hanno scelto di investire con Akka. L’ostacolo maggiore? «Il mio compito è di negoziare. Il mio primo cliente è il founder. Bisogna fargli capire che per portare avanti la sua idea in un altro Paese deve spesso rivoluzionare la sua strategia. E devi farlo rapidamente, adattando la sua struttura al nuovo mercato», sottolinea.
“Così funziona il nostro processo di selezione“
Una delle critiche mosse nei confronti di Akka Italy è sul processo di selezione che secondo alcuni permetterebbe anche a chi è poco preparato di approcciarsi a un mondo complesso. Nicolas non è di questo parere e ci spiega come Akka Italy lavora per rendere gli investimenti più accessibili, garantendo, tuttavia, qualità nelle selezioni: «Ti svelo una cosa – mi dice -, c’erano persone a me molto vicine che non ho fatto entrare in Akka Italy e ci sono stati momenti in cui facevo più di 30 call al giorno».
Nicolas spiega che in Akka Italy non è possibile iscriversi da soli, che non è possibile andare sul sito in autonomia e comprare le membership: «Fai una richiesta che arriva nel nostro CRM e fissiamo una call. Abbiamo delle persone, tra cui anche il sottoscritto, che si occupano di relazioni con gli investitori in Italia. Sono due le domande che facciamo inizialmente: la prima cosa che chiediamo è cosa ti porta in Akka e perché vorresti entrare nel club».
“Così spingiamo a diversificare“
Un’altra delle critiche che Akka Italy ha attirato su di sé riguarda la capacità della community di garantire per gli investitori una diversificazione dei loro investimenti. Pronta la sua risposta: «Ogni tre settimane, nel nostro modello, presentiamo una nuova opportunità di investimento. Il nostro deal flow (il flusso costante di opportunità di business e proposte di investimento, ndR) è alto grazie al fatto che abbiamo una rete europea. Se dovessimo farlo solo in Italia, il volume andrebbe a discapito della qualità», sottolinea Nicolas.
Nicolas spiega poi che le membership sono strutturate per fare sì che gli investor non possano investire tutto il loro capitale in un solo progetto: «Immaginiamo una delle nostre membership da 1.500 euro che ha un tetto massimo di 25 mila euro. Si possono finanziare, in questo caso, 5 mila euro per startup. Quindi se il possessore volesse investirlo tutto avrebbe a fine anno un portafoglio di almeno cinque startup», precisa.
Un altro argomento che ha fatto parlare di Akka Italy è la loro politica sui vincoli del capitale, che vuole differenziarsi rispetto a un fondo classico. «Abbiamo un modello diverso. Un fondo, in genere, ti blocca i tuoi capitali per 7/10 anni, la durata media del veicolo di investimento. In Akka Italy i nostri membri scelgono loro su cosa investire e la membership si rinnova di anno in anno. Pertanto, se non sono contenti, possono svincolare i loro capitali nell’anno successivo».
Un altro fronte di discussione, infine, è stata l’accusa di avere costi sproporzionati rispetto ai venture capital: «Le fee sono circa il 50% meno costose rispetto a un VC tradizionale, ovvero l’8-10% del capitale investito rispetto al 14-20% (2-2,5% su 7-10 anni). Le membership sostengono un team di 20 persone in Europa, investor relations, community managers, operations, content specialists, legal overhead».
Quei pregiudizi sui calciatori…
Nicolas nutre grandi speranze sul futuro di Akka Italy: «L’ambizione è di diventare il più grande club deal italiano, raggiungendo le 2-3 mila persone, con il 10% che si colloca nella fascia platino delle nostre membership».
Nicolas non è un fan di calcio. Ci confessa che non nutriva una grande simpatia per i calciatori, e non sapeva, in un primo momento, neanche chi fosse Giorgio Chiellini: «Avevo dei pregiudizi sui calciatori. Credevo che, quando gli fosse andata bene, avrebbero potuto aprire un ristorante o al massimo un campo da padel. Giorgio mi ha fatto ricredere, per la sua preparazione, la voglia di conoscere e la sua umiltà», conclude.