Fino a metà marzo nella nostra rubrica del sabato ospitiamo le storie delle Unstoppable Women che incontreremo nella nostra tappa di Bari il prossimo 18 marzo. Save the date!
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Ha girato il mondo: dall’Italia si è trasferita in Australia, Germania, Shanghai. Quella di Ilaria Carofiglio potrebbe sembrare la storia di una veterana nel campo dell’imprenditoria, in realtà di anni ne ha soltanto 25 ma sa molto bene quello che vuole, l’ha sempre saputo: diventare una startupper. Così, fatti i bagagli, dopo aver terminato gli studi tra l’Università di Milano e quella di Shangai, Ilaria è volata a Berlino. In tasca i diplomi, in testa tanta voglia di fare e costruire. «Lì ho iniziato a lavorare in una startup di conversational commerce…Dopo pochi mesi dopo i miei colleghi erano quasi quintuplicati e mi avevano offerto una promozione, ma quella strada non era la mia. Ho mollato tutto, sono tornata nella mia città di origine, Bari, e ho dato vita assieme a tre amici a una software company di WhatsApp marketing basata sull’AI. Si chiama TextYess e sta andando molto bene». La storia di Ilaria racconta di una giovanissima con le idee molto chiare e tanta voglia di sperimentare senza mai perdere la bussola e quella passione con cui è nata: fare l’imprenditrice. A lei, che parteciperà come mentor ad Unstoppable Women Competenze il 18 marzo a Bari, è dedicata questa nuova puntata speciale del sabato.
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Ilaria, ti senti più viaggiatrice o imprenditrice?
Entrambe le cose: ho viaggiato tanto ma mi ha sempre spinta la mia grande passione per le startup. Dopo aver terminato gli studi tra l’Università di Milano e quella di Shangai, sono andata in Australia, ad Adelaide, poi in Germania, a Berlino, dove ho iniziato a lavorare in una startup di conversational commerce…Dopo pochi mesi dopo i miei colleghi erano quasi quintuplicati e mi avevano offerto una promozione, ma io sentivo che quella strada non era la mia. Volevo fondare una mia realtà, quindi ho mollato tutto e sono tornata nella mia città di origine, Bari. Assieme a tre amici ho fondato una software company di WhatsApp marketing basata sull’AI, TextYess, di cui sono Head of Growth, che sta andando molto bene.
Che cosa ti sei portata dietro dai tanti viaggi che hai fatto?
Ho sempre cercato di imparare ogni volta qualcosa in più. Sicuramente Berlino è stata l’esperienza più influente per me perché non mi ha solo insegnato quella forma mentis che ho poi adottato nel mettere a terra la mia startup ma mi ha anche permesso di conoscere i co-founder di TextYess, in particolar modo Riccardo Russo, originario di Messina, che viveva lì. Ci siamo conosciuti su un gruppo di Italiani all’estero nato su WhatsApp per organizzare feste e aperitivi. Con noi, tra i co-founder, principalmente under26, ci sono Edvaldo Gjonika e Pietro Di Chio. La cosa che mi ha piacevolmente sorpresa dell’ambiente anglosassone è stato notare che in quei Paesi vince la meritocrazia…Quanti anni hai, di che sesso sei, che religione segui, ecc..Non importa a nessuno!
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E oltre a essere un’imprenditrice sei anche un’atleta…
Sì, ho sempre fatto sport a livello agonistico, atletica leggera, e per me è sempre stato importante per darmi un obiettivo. Ero convinta di voler fare quello nella vita, mi poi mi sono rotta il menisco e il crociato e l’esperienza con l’agonismo è finita lì. Ma mi ha insegnato tantissimo, soprattutto a scoprire – e poi riuscire a superare – i miei limiti.
Torniamo a TextYess, come e quando nasce?
Io ho sempre lavorato nel settore software per WhatsApp, occupandomi anche dell’aspetto commerciale, delle vendite e del marketing. Così, con il mio team, abbiamo messo a terra un percorso con un prospect di clienti su determinati canali marketing e a gennaio di due anni fa ho deciso di tornare a casa mia, fondare questa realtà e lavorare 100% fully remote. Il south-working è un fenomeno in continua crescita e Bari è molto cambiata negli ultimi anni, si è creata attorno a se, via via, un ecosistema sempre più grande e dove fare impresa è bello e stimolante. Con Riccardo, Edvaldo e Pietro ci siamo resi conto che il mercato dell’e-commerce aveva necessità di essere semplificato: app come Wechat in Cina e WhatsApp stanno prendendo il sopravvento anche nelle relazioni tra aziende e consumatori. Mettendo insieme le nostre esperienze ci siamo accorti che la piattaforma più giusta su cui puntare era WhatsApp, poi sono arrivati i round, il primo chiuso a 450mila euro e poi un altro oltre i 200mila euro, per un totale di 700mila euro.
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Che cosa c’è nel futuro di TextYess?
In questi anni abbiamo vissuto un periodo difficile, di assestamento, adesso inizia una nuova fase: vogliamo scalare e assumere. Inoltre, vogliamo portare fuori dal territorio una serie di lavori, come “ABCD”, no-profit che tutti gli anni organizza un evento, giunto alla 4° edizione, che vede protagonisti partner e speaker di aziende dell’Italia digitale. In questi due anni siamo cresciuti molto, abbiamo già aiutato più di 200 aziende e raccolto 700mila euro. La nostra vera forza credo che sia quella di lavorare uno accanto all’altro, anche se totalmente da remoto.
Da donna non deve essere stato facile affermarti nel tuo percorso, a chi ti sei ispirata?
A Berlino su 18 persone che lavoravano nel software c’erano solo 3 donne. In TextYess oggi siamo in 2 su 6, ma io vengo da una famiglia in cui le donne hanno sempre lavorato tantissimo e hanno avuto successo. Mia mamma è un medico ma anche un’imprenditrice, gestisce 400 poliambulatori, mia nonna è stata insegnante e console della Lituania oltre ad aver fondato un’associazione dedicata alle mogli dei medici dove ha sempre portato avanti la causa della parità di genere. Io ho avuto degli ottimi esempi, ma vedo una problematica a livello di sistema enorme. C’è ancora tanto da fare nella formazione, nel tech, nelle STEM. A Berlino devo dire che non ho subito alcune discriminazione, ma in Italia non è proprio così. E invece vorrei raccontare una narrativa positiva per le nuove generazioni, ora che iniziamo a vedere i frutti delle politiche degli ultimi decenni.