Nel caos della guerra dei dazi tra gli Stati Uniti e il mondo a rimetterci potrebbero essere anche le copie fisiche dei videogiochi. Come si legge nel post su Bluesky di Mat Piscatella, analista ed esperto di settore, è possibile che le tariffe stabilite da Washington su merci importate spingano le aziende ad abbandonare quella linea di business per puntare unicamente su una strategia digitale. In Italia, stando ai dati 2024, il giro d’affari complessivo del settore gaming è di 2,3 miliardi di euro.
Very small piece of all this, but it wouldn't surprise me to see physical games that would be subject to tariffs simply not get made, with pubs moving to an all digital strategy. What a mess.
— Mat Piscatella (@matpiscatella.bsky.social) 4 marzo 2025 alle ore 14:21
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Perché i dazi di Trump possono fare male ai videogiochi?
Il dibattito su copie fisiche e copie digitali dei videogiochi si trascina da tempo. C’è chi rimane affezionato alla tradizione e chi non si fa problemi ad acquistare un titolo sui vari store online. I numeri possono variare: come si legge su Spazio Games, nel 2023 la vendita di videogiochi fisici delle console Nintendo ha superato il 50% del totale negli USA. Nel secondo trimestre di quell’anno per PlayStation il digitale valeva il 21% mentre il fisico il 4%. Puntando molto sul Game Pass l’ecosistema Xbox registrava vendite di copie fisiche inferiori al 10%.
Dunque veniamo all’attualità. Perché i dazi rischiano di mandare definitivamente in soffitta le copie fisiche dei videogiochi? Il Messico, colpito nei giorni scorsi dai dazi al 25%, è un Paese dove vengono confezionati molti prodotti poi importati negli USA. Risulta dunque evidente che il costo per il consumatore finale potrebbe scoraggiare i publisher. Oltre a questo sono comunque da tenere in considerazione un possibile rincaro dei videogiochi in generale e l’impatto sui negozi.