«Gli americani sono stanchi di ricevere abbonamenti indesiderati che sembrano impossibili da cancellare». Con queste parole il presidente della Federal Trade Commission americana Andrew N. Ferguson ha commentato la causa dell’FTC a Uber. Secondo l’accusa l’azienda si sarebbe resa responsabile di pratiche ingannevoli legate al servizio su abbonamento Uber One, iscrivendo alcuni utenti senza il loro consenso. «La FTC di Trump-Vance – ha aggiunto Ferguson – sta combattendo per conto del popolo americano. Oggi sosteniamo che Uber non solo ha ingannato i consumatori sui loro abbonamenti, ma ha anche reso irragionevolmente difficile per i clienti cancellarli».
Che cos’è Uber One?
Uber One è un servizio su abbonamento lanciato nel 2021 che, al costo di 9,99 dollari al mese (o 96 dollari l’anno), offre vantaggi come sconti sulle corse, consegne gratuite e offerte riservate ai membri. Nell’accusa la Federal Trade Commission spiega che diversi clienti sarebbero stati iscritti al servizio senza aver dato il proprio consenso. Come si legge sulla stampa americana, per cancellare questa opzione sarebbero poi necessari numerosi passaggi (fino a 32 in tutto su altrettante schermate) oltre al contatto con il servizio clienti.
«Uber non iscrive o addebita i consumatori senza il loro consenso e le cancellazioni possono essere effettuate in qualsiasi momento all’interno dell’applicazione e richiedono alla maggior parte delle persone 20 secondi o meno», è la difesa della società divenuta una delle realtà più note della Silicon Valley.
La causa da parte della FTC è la prima sotto l’amministrazione Trump-Vance che coinvolge un’importante società tecnologica. Come hanno fatto altri Ceo e rappresentanti del mondo tech USA, anche l’ad di Uber Dara Khosrowshahi aveva donato 1 milione di dollari al tycoon poco prima del suo insediamento. C’è poi la causa a Meta guidata da Zuckerberg – da tempo supporter di Trump – che punta a fare luce sulle acquisizioni di Instagram (2012) e WhatsApp (2014) da parte dell’ex gruppo Facebook.