Mudborne è un titolo indie targato TNgineers – disponibile su Steam – nel quale il giocatore viene catapultato in un mondo pixelato con un’unica missione. Ripopolare uno stagno abbandonato allevando rane. Dietro queste premessa si cela un puzzle game genetico non banale, che sfida il giocatore a decifrare sequenze attraverso l’incrocio di specie e l’uso di funghi dalle proprietà misteriose.
Mudborne, la recensione
Il gioco si apre con il protagonista, una rana antropomorfa, che si risveglia da un lungo letargo. La brutta notizia è che ritrova il proprio stagno deserto. Guidato da un enigmatico dio rana, il compito è chiaro: riportare la vita nello stagno. Per farlo, bisogna esplorare l’ambiente, raccogliere risorse e, soprattutto, sperimentare con la genetica delle rane per creare nuove specie in grado di sbloccare aree precedentemente inaccessibili.

Visivamente, Mudborne è un gioiello di pixel art come spesso capita con i videogiochi indie. Lo stagno è rappresentato con colori tenui e animazioni delicate, creando un’atmosfera rilassante e immersiva. La colonna sonora, composta da suoni ambientali e melodie soft, accompagna perfettamente l’esperienza di gioco rendendo ogni sessione un momento di tranquillità e riflessione. Ma attenzione: non è un titolo da prendere sotto gamba.

Mudborne si distingue per un sistema di gioco che richiede attenzione e strategia. Ogni “pool” dello stagno richiede una specifica combinazione genetica per essere attivato, e il giocatore deve combinare rane e funghi per ottenere la sequenza corretta. Questo per dire che si tratta di un titolo potenzialmente impegnativo al netto di un’atmosfera estremamente rilassante. Gli appassionati di gestionali hanno una sfida di fronte a sè. Oltre alla soddisfazione di ripopolare questo mondo, sappiate che parte del ricavato sarà devoluto dalla software house a realtà che si prendono cura delle rane.