TechCrunch ha descritto gli ultimi anni di Nikola, startup dei camion a idrogeno, come in caduta libera. Valutata 30 miliardi di dollari nel 2020 quando si è quotata in Borsa, la società ha attivato il chapter 11 negli Stati Uniti e punta a mettere all’asta i propri asset. Si tratta dell’istanza di protezione per evitare il fallimento. «Come altre aziende del settore dei veicoli elettrici, abbiamo dovuto affrontare diversi fattori di mercato e macroeconomici che hanno influito sulla nostra capacità di operare», ha dichiarato il Ceo e presidente della società Steve Girsky. E, in effetti, a giudicare dalle notizie degli ultimi anni quella di Nikola non è affatto una storia isolata: nel mondo sono parecchie le aziende che hanno le gomme a terra.
La crisi delle startup delle auto elettriche
La bancarotta di Nikola è l’ultimo capitolo di una storia cominciata con lo scandalo che ha riguardato l’ex amministratore delegato Trevor Milton, accusato di aver mentito agli investitori dal 2019 in poi rispetto alle capacità tecnologiche e ai risultati ottenuti nel processo di costruzione dei camion. C’è stata perfino una pubblicità in cui un camion della startup sembrava muoversi in autonomia, quando invece il veicolo era semplicemente in discesa. Milton si è dimesso nel 2020 ed è libero su cauzione mentre si sta ancora difendendo per evitare una pena di quattro anni di prigione.
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Tra Stati Uniti ed Europa sono diversi i casi di startup del settore in difficoltà. Ad attivare sempre il Chapter 11 negli USA è stata l’azienda Fisker pochi mesi fa: la società quotatasi in Borsa nel 2020 tramite SPAC stava attraversando un grave periodo di difficoltà finanziarie. Fondata nel 2016 in California, è una delle startup che ha partecipato alla transizione delle quattro ruote verso l’elettrico.
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Spostandoci in Europa, il caso Northvolt è stato uno dei più eclatanti: l’ex campione svedese delle batterie è in piena crisi, complice anche la situazione non facile dell’automotive europeo. Spostandoci in Inghilterra nel febbraio 2024 Arrival dichiarava bancarotta e dava il via alla vendita dei propri asset e proprietà intellettuali per pagare i debiti dopo aver prima provveduto a un round di licenziamenti.
Alcuni di questi asset sono stati acquisiti da Canoo, altra società attiva nel settore. Anche in questo caso l’azienda ha però affrontato un periodo di difficoltà fino a quando poche settimane fa non ha attivato il Chapter 7, ovvero quello che riguarda la dichiarazione di fallimento per liquidazione. Come ricorda The Verge altre startup sono fallite come Lordstown e Proterra mentre TuSimple ha fatto pivot per spostarsi in ambito gaming. ù
Resistono alla crisi altre aziende: Rivian, da molti un tempo definita competitor di Tesla, sta finalmente per mettere in vendita i propri van; Lucid Motors, specializzata nel segmento delle elettriche di lusso, ha potuto contare sugli investimenti dei sauditi (il Public Investment Fund saudita è il principale azionista).