Secondo un’analisi della Cia-Agricoltori Italiani, tra le regioni che più risentono dei dazi decisi da Trump nel settore agricolo in Italia sono la Toscana e la Sardegna, a causa dell’alta dipendenza delle esportazioni agroalimentari nel mercato statunitense. Per quanto riguarda il comparto energetico, Sardegna, Molise e Sicilia accuseranno più di altre zone del Paese l’impatto delle imposte americane. Ma non sono soltanto questi i settori a essere maggiormente colpiti. Automotive, veicoli commerciali, la filiera della lavorazione dei metalli, il fashion e il Made in Italy sono a rischio.
Dazi, i rischi nell’agroalimentare
I prodotti alimentari soffrono per l’elevata dipendenza dall’export negli Usa. E alle singole filiere il costo sarebbe di quasi 500 milioni di euro solo per il vino, circa 240 milioni per l’olio d’oliva, 170 milioni per la pasta, 120 milioni per i formaggi. Tra i prodotti più ‘a rischio’ ci sono anche il pecorino romano (prodotto al 90% in Sardegna) che registra un export negli Usa al 57% (quasi 151 milioni di euro) e viene utilizzato soprattutto per insaporire le patatine in busta e le chips e snack. A risentirne in particolar modo sarà la Toscana, con il 28% dell’export agroalimentare che finisce negli Usa. Le filiera dell’olio e del vino sono tra le più esposte: il 42% dell’olio e il 33% dei vini toscani venduti all’estero raggiungono il mercato americano. Anche Lazio, Abruzzo e Campania potrebbero subire contraccolpi dei dazi, viste le grandi quantità di pasta, prodotti da forno e vini acquistati dagli Usa. Il solo comparto di vini, spiriti e aceti italiani, ricorda Federvini, vale oltre 2 miliardi di euro di esportazioni verso gli Stati Uniti e coinvolge 40mila imprese e più di 450mila lavoratori.
Le conseguenze sulla moda e altri settori
Nel settore del fashion, l’export verso gli Stati Uniti dei comparti calzaturiero, pelletteria, conceria e pellicceria, seppur in lieve flessione rispetto all’anno precedente, ha raggiunto un valore di quasi 3 miliardi di euro. Finora gli scambi Italia-Usa sono stati floridi. Nel 2024 le vendite di beni italiani negli Usa sono state pari a circa 65 miliardi di euro, annota il Centro studi di Confindustria, generando un surplus vicino a 39 miliardi. Nonostante un calo nell’ultimo anno, il mercato statunitense ha offerto il contributo più elevato in assoluto alla crescita dell’export italiano dal periodo pre-Covid.
E non c’è solo la moda. Tra i settori maggiormente esposti spiccano anche il comparto bevande (39%), autoveicoli e altri mezzi di trasporto (rispettivamente 30,7% e 34,0%) e la farmaceutica (30,7%).