In collaborazione con | ![]() |
Mentre il cuore delle transizioni gemelle – quella ecologica e quella digitale – pulsa allo stesso ritmo, trasformando profondamente il tessuto produttivo e sociale, si afferma una consapevolezza condivisa: il futuro del lavoro richiede un nuovo intreccio di saperi. Da questa premessa nasce il Job Transition Book (JTB), uno strumento pensato per guidare aziende, HR e organizzazioni tra i cambiamenti che stanno riscrivendo il panorama delle professioni.
Il lancio ufficiale è in programma mercoledì 16 aprile sul palco di SIOS25 ROAD– L’evento di StartupItalia powered by Eni e ROAD – al Gazometro a Roma, sede del distretto dell’innovazione ROAD Rome Advanced District – una rete nata nel 2023 che riunisce realtà come Eni, Acea, Bridgestone, Cisco, Autostrade per l’Italia, Gruppo Ferrovie dello Stato e Nextchem – dove le competenze si contaminano e si evolvono in chiave collaborativa.
Il Job Transition Book è stato realizzato proprio dagli esperti delle corporate che compongono ROAD, un lavoro corale e interdisciplinare che ha unito visioni, esperienze e strumenti per immaginare – e costruire – le professioni di domani.
Prenota il biglietto per SIOS25 ROAD!

1.000 conoscenze mappate: le coordinate delle professioni di domani
Quali professioni serviranno per affrontare le sfide delle transizioni in corso? Non esistono ancora strumenti predittivi affidabili per rispondere con certezza, ma il Job Transition Book (JTB) offre una direzione ragionata e documentata. Lo fa attraverso un approccio che parte dal basso, dai “mattoncini” – così vengono definite le oltre 1.000 conoscenze mappate – e che permette di costruire, assemblare e combinare saperi in modo dinamico per dare forma a nuovi profili professionali.
Il JTB non definisce ruoli o competenze – che seppur possono essere soggettive e variabili – ma organizza le conoscenze in modo oggettivo, suddividendole in quattro aree per la transizione energetica e altre quattro per quella digitale. Tra i macro-temi: cambiamenti climatici, economia circolare, smart city, cybersecurity, AI, tecnologie abilitanti.
Un rubrica dinamica, periodicamente aggiornabile che permette a chi la utilizza di trovare rapidamente le informazioni rilevanti e – soprattutto – di usarle per progettare professioni ibride, capaci di rispondere alla complessità del presente.
Ma com’è nata l’idea della mappatura? Come si è pensato di rispondere ad un’esigenza concreta, attraverso una elaborazione collettiva, all’interno di un luogo fisico come Roma Advanced District, filiera industriale partecipata in un’epoca nella quale la digitalizzazione ha disintermediato le professioni, buona parte di esse, compiute da remoto?
«Nel distretto dell’innovazione ROAD – un soggetto rete nato nel 2023 e composto da Eni, Acea, Bridgestone, Cisco Autostrade per l’Italia, Gruppo Ferrovie dello Stato e Nextchem – abbiamo costituito un gruppo di lavoro che aveva come obiettivo quello di rispondere a questa domanda: quali professioni saranno necessarie per affrontare il futuro annunciato dalle transizioni gemelle? – commenta Teresa Dina Valentini, responsabile di Sustainable B2B for Networks and PA e Project lead New Jobs Transition che sul palco di SIOS25 ROAD racconterà il Job Transition Book -. Nessuno dispone ad oggi di particolari metodi predittivi per rispondere a questo dilemma. Per questo motivo abbiamo cercato una strada che vi descrivo con un esempio tratto dal mondo dell’infanzia: quando ad un bambino viene consegnata per la prima volta una scatola di mattoncini colorati non sa cosa realizzare e comincia ad incastrare un mattoncino con l’altro. Diventando sempre più abile produce delle forme in cui ogni “brick” svolge una funzione specifica. Nel JTB i mattoncini rappresentano le conoscenze, le forme descrivono i profili professionali. Il documento mette a disposizione più di 1000 conoscenze per le transizioni gemelle, organizzate in aree, ad esempio cambiamenti climatici, economia circolare, smart city e mobilità sostenibile».
Un altro elemento caratterizzante del JTB riguarda la decisione di trattare le conoscenze e non le competenze e i ruoli professionali. Teresa Dina Valentini spiega le ragioni della scelta.
«Abbiamo deciso di concentrarci soltanto sulle conoscenze organizzate in aree per la transizione energetica e in altrettante quattro aree per quella digitale – spiega Teresa Dina Valentini -. Le conoscenze sono tendenzialmente oggettive mentre le competenze sono soggettive e discrezionali rispetto alle necessità organizzative e operative di una certa mansione. Il JTB non fa alcun riferimento ai ruoli, in quanto, come è noto, solo per alcuni esiste un lessico condiviso e riconosciuto da tutti, mentre per i restanti esiste una grande diversificazione di nomenclature che dobbiamo leggere come opportunità di evoluzione e trasformazione dei mestieri stessi. Lo strumento offre un metodo che consente, attribuendo alle conoscenze un livello di competenza, di costruire dei profili professionali, completati dalle soft skill, elementi imprescindibili per affrontare le sfide del futuro. Chi utilizzerà il JTB dovrà servirsi della propria creatività per formulare nuove label per nuove professioni».
Sostenibilità, digitale e AI nelle professioni del futuro
L’impostazione del Job Transition Book è frutto di una riflessione profonda: oggi non è più sostenibile immaginare professionalità che non integrino al loro interno elementi sia digitali che ecologici. Le due transizioni non viaggiano su binari separati: sono interdipendenti. La prima propone modelli rigenerativi e sostenibili, la seconda accelera il cambiamento. Insieme, suggeriscono nuovi orizzonti per il lavoro. A rendere possibile il JTB è stato anche un lavoro interdisciplinare che ha visto la partecipazione di esperti, analisti e tecnologi, con il supporto dell’intelligenza artificiale impiegata per estrarre, sistematizzare e validare le informazioni. Un esempio concreto di come l’integrazione tra competenze e tecnologie possa generare valore reale.
«Secondo l’esperienza degli esperti che hanno collaborato alla stesura del JTB non è più possibile immaginare professionalità che non contemplino conoscenze provenienti da entrambi i settori, in quanto le transizioni vanno a braccetto nella trasformazione della nostra società – commenta spiega Teresa Dina Valentini -. La transizione ecologica ci indica modelli rigenerativi e sostenibili, ossia soluzioni per superare i limiti dell’agire antropico, la seconda funge da acceleratore. Analizzando le traiettorie dell’innovazione in scenari geo-politici fluidi e mutevoli, è possibile individuare le conoscenze basilari per tracciare nuovi profili professionale o per intercettare figure specialistiche non più indispensabili. Se si condivide questa impostazione, si comprende che ogni professionalità deve contenere un mix di competenze ecologiche, sociali e digitale, il cocktail è variabile e il mix degli ingredienti è definito dalle necessità. Le necessità a cui devono rispondere le nuove professionalità sono: velocità, lungimiranza e rapidità nel cambiamento di rotta. Molte di queste caratteristiche sono garantire dalla tecnologia digitale».
Ma il lancio del Job Transition Book è solo l’inizio. In programma c’è la nascita di un laboratorio permanente, chiamato “Change & Transition”, con l’ambizione di continuare il lavoro di aggiornamento e ampliamento delle conoscenze, sperimentare nuovi modelli, e contaminare le esperienze. Una fucina per innovare il linguaggio delle professioni e rimettere al centro l’essere umano, in un mondo dove l’unica costante è il cambiamento.