I dazi di Trump non convincono neppure alcuni big di Wall Street, che hanno apertamente dichiarato di essere contrari alla politica commerciale adottata dal presidente americano. E dopo aver toccato il +2% in apertura, il Ftse Mib viaggia ora attorno alla parità, appesantito dalle banche. Mentre nel resto d’Europa, Parigi e Francoforte resistono con rialzi vicini al punto percentuale, ecco chi sono i contrari ai dazi di Wall Street.
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Chi si ribella ai dazi di Trump?
Dopo l’Inauguration day, il mercato USA ha bruciato quasi 10 mila miliardi di dollari. Metà della solo 48 ore dopo l’annuncio delle nuove misure protezionistiche da parte del tycoon. E anche questa settimana è iniziata con Wall Street che ha aperto in profondo rosso.
Tra i big che chiedono una sospensione delle tariffe sono apparsi anche alcuni tra i più noti sostenitori dell’attuale presidente degli Stati Uniti, come Bill Ackman, il fondatore-miliardario dell’hedge fund Peshing Square Capital Management, che in campagna elettorale ha endorsato Trump, ma che ora chiede “un time out di 90 giorni” per aprire negoziazioni con altri Paesi. Su X, Ackman se l’è presa anche con il segretario al Commercio, Howard Lutnick, sostenendo che “lui e Cantor (società di investimenti, ndr) sono lunghi sulle obbligazioni, lui guadagna mentre la nostra economica implode” e che “esiste un conflitto di interessi inconciliabile”. Poi ha ridimensionato i toni con un altro post su X.

Dice “no ai dazi” anche Tony Pasquariello, a capo del team hedge-fund di Goldman Sachs, che ha dichiarato: «La durezza delle misure ha sorpreso perfino i falchi più accaniti che conosco». Per il co-presidente di Oaktree Capital, Howard Mark, intervistato da Bloomberg, il passaggio «dal libero commercio e dalla globalizzazione a un sistema che impone pesanti restrizioni in ogni direzione (…) rappresenta un passo verso l’isolamento degli Stati Uniti». L’investitore Dan Loeb sostiene che la nuova politica commerciale statunitense «sarà un banco di prova. Capiremo se l’amministrazione saprà scegliere il buon senso o l’ideologia». E anche Stan Druckenmiller, storico investitore e repubblicano di vecchia data, ha detto di «non appoggiare i dazi superiori al 10 cento».
E Musk?
Comparso lo scorso sabato, 5 aprile, in videocollegamento al congresso della Lega che ha confermato Salvini alla guida del partito, Musk auspicava la creazione di una «zona libera commerciale» in una situazione di «zero tariffe doganali» tra Unione europea e Stati Uniti. Poi da ieri, 7 aprile, su X ha messo in circolo un video del miliardario Milton Friedman, fatto tornare in auge a cavallo tra gli anni ’70 e ‘80 dalla premier britannica Margaret Tatcher e dal presidente Usa Ronald Reagan, che racconta i vantaggi del mercato libero e concorrenziale.
— Elon Musk (@elonmusk) April 7, 2025
Un messaggio che a molti è apparso forte e chiaro contro le politiche trumpiane ma c’è ancora chi ammette che l’ultramiliardario non si sia del tutto schierato contro il presidente.