Cremona, patria di Antonio Stradivari e dei suoi violini, dove l’arte della liuteria ha trovato la sua espressione più alta, continua a essere punto di riferimento per l’artigianato legato alla musica. Sotto il Torrazzo si è da poco concluso l’Electric Sound Village, che ha offerto uno sguardo su un futuro dove la tecnologia, la musica e l’artigianato convivono ed evolvono insieme. A parlarcene è Stefano Prinzivalli, direttore artistico della fiera, che condivide la sua visione di una liuteria che non rinuncia alla tradizione, ma si apre alle sfide tecnologiche. «Sono un perito meccanico termotecnico che ha deciso di laurearsi in lettere», ci spiega introducendo così un percorso formativo che sembra unire mondi apparentemente distanti.
Musica, artigiano!
«Anche la liuteria ha componenti squisitamente tecnologiche e scientifiche: magneti, potenziometri, così come capacità e conoscenze costruttive del legno. Questa parte tecnica è abbinata a una estremamente espressiva». Membro della Fondazione Museo del Violino Antonio Stradivari di Cremona, Prinzivalli sottolinea come la creazione di strumenti musicali non sia solo un’arte, ma anche una scienza artigianale, e come questa sinergia sia alla base del progresso in un settore che cerca innovazioni partendo sempre dal bagaglio di sapere e tradizioni.
Appoggiata sul Po, al confine con l’Emilia, Cremona è una città che, attraverso la sua antica tradizione legata ai violini, si è affermata come meta per il turismo culturale e musicale. Stradivari, uno degli artigiani più illustri della storia, fu un pioniere come dimostrano i suoi strumenti che ancora oggi sono considerati insuperabili per qualità e precisione.
Eppure, come sostiene Prinzivalli, questa innovazione non si è fermata. «La tecnologia che utilizziamo oggi resta legata a quella tradizione, ma la liuteria elettrica sta facendo passi avanti importanti. Stanno sperimentando tantissime cose», ci spiega. Tra questi test spicca ad esempio il lavoro di un espositore dell’Electric Sound Village che ha sviluppato una modalità innovativa nei pick-up delle chitarre, inserendo valvole da amplificatori all’interno di questi componenti tradizionalmente metallici. «Producono un suono totalmente diverso dai pick-up tradizionali».
Se la liuteria classica rappresenta l’artigianato più puro, la liuteria elettrica affonda le radici nella rivoluzione musicale degli anni Cinquanta, quando la chitarra elettrica è diventata l’emblema del rock. «La musica rock si sviluppa e si diffonde in concomitanza con lo sviluppo della chitarra elettrica. Questo perché la musica si sviluppa con la tecnologia e gli strumenti».
Ed è in questo connubio tra musica e tecnologia che si è sviluppato il progetto dell’Electric Sound Village, un evento che punta a esplorare le possibilità offerte dai nuovi strumenti e dalle nuove tecniche di costruzione. L’accelerazione tecnologica ha reso possibile, ad esempio, il campionamento e la digitalizzazione di amplificatori storici, come quelli usati da leggende del come Jimmy Page e Noel Gallagher, unendoli a soluzioni digitali che garantiscono standard qualitativi altissimi e praticità d’uso.
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L’AI sbaglia bene come l’uomo?
Ma alla fine è alla materia che si torna. O meglio, è da lì che tutto parte. «Tutto proviene dalla lavorazione di legno e vernice» argomenta Prinzivalli, evidenziando come la cura artigianale rimanga un valore fondante. Ecco perché al momento è difficile immaginarsi un contributo da parte dell’AI: l’Intelligenza artificiale preoccupa molti artisti in giro per il mondo, spaventati da una tecnologia che pesca a piene mani dalla creatività umana (senza remunerarla a dovere). «Non si può andar contro al progresso e alle nuove possibilità. Per quanto riguarda la musica bisogna saperle utilizzare, ma anche preservare l’improvvisazione. L’errore umano che causa un effetto inaspettato produce un’altra cosa. Il suono distorto ad esempio è derivato dalla rottura di un amplificatore».
Guardando al futuro, la sperimentazione sonora e tecnologica continua a tracciare nuovi sentieri, aprendo la strada a strumenti musicali sempre più innovativi. «Sperimentazione ne è stata fatta tanta con musica fonica, elettronica» afferma Prinzivalli, suggerendo che il mix tra umano e macchina non ha ancora mostrato tutte le potenzialità. Tuttavia, sottolinea l’importanza dell’elemento umano nella creazione musicale: «Secondo me, l’essere umano deve esserci sempre. Se viene facilitato nella sua espressività, credo dia un valore aggiunto».
Questa espressività si riflette anche nel rapporto con le nuove generazioni di musicisti, che si stanno approcciando alla musica attraverso nuovi linguaggi come la trap, ma che, secondo Prinzivalli, devono essere consapevoli delle loro radici. «Il nostro compito verso le nuove generazioni è raccontare la storia della musica in un modo che possa interessarli. Quello che si ascolta oggi proviene dalla storia che c’è stata prima. In fondo è una questione di contaminazioni».