Ha 19 anni e una grande passione: trasformare la scuola. Un sogno diventato realtà grazie a una preside illuminata – Maria Chiara Gallerani – che davanti al suo «A scuola mi annoio, mi sento bloccato. Possiamo fare qualcosa di meglio?» gli risponde con una sfida: «Dammi un’idea». Così Eugenio Russo organizza un hackathon, chiede ai suoi coetanei: che scuola vorreste? E la risposta che riceve cambia tutto: «Una scuola senza barriere. Senza distanze tra studenti e docenti. Tra lingue e culture differenti, con gli studenti al centro».
Silent disco coi prof
Siamo a ROMA, all’istituto I.S Cristoforo Colombo, nel cuore del Rione Monti. Una scuola con 1000 studenti, 40 culture diverse. «Sognavo un ambiente innovativo dove ognuno potesse tirare fuori le proprie idee». In quegli anni Eugenio è in seconda superiore, il Covid è appena finito, ha l’idea di organizzare un Festival delle culture. «C’erano colori ovunque». La preside rimane colpita, chiama Eugenio: «È stato bellissimo, facciamone altri».
In tre anni Eugenio organizza 2 TEDx a scuola, invita Achille Lauro a raccontare la sua storia, fa una silent disco con docenti e studenti che ballano sotto il Colosseo. «Ho iniziato ad amare profondamente quella scuola con gli studenti al centro. Dove non c’era nessuna barriera. Un dialogo puro. Pensavo di poter far tutto da solo ma ancora una volta è la preside a indicargli la strada: da solo non andrai da nessuna parte».
Queste esperienze segnano il suo destino. Capisce che vuole agire, creare un movimento per ispirarsi e ispirare. Nota su LinkedIn («mi era comparso tra i suggeriti») un imprenditore, Gianfausto Ferrari e lo chiama. Gli racconta i suoi progetti e l’imprenditore gli risponde: costruisci qualcosa in Toscana, vi metto a disposizione il Regno di Farneta.
«Un posto incredibile, 300 ettari in mezzo al nulla». Eugenio crea il ElevateGENz, riunisce 30 giovani di alto potenziale con idee innovative, pronti a costruire il futuro. «Per 5 giorni abbiamo vissuto un’esperienza unica fatta di ispirazione, connessione e progettazione, trasformando visioni in azioni concrete. Ho invitato Bernardo Melotti, studente del liceo scientifico al Malpighi di Bologna, entrato nel team di ricerca del professor Khaled Abdelazim ad Harvard e ora Studente ad Harvard. E altri talenti con idee ma senza i mezzi per realizzarli».
La mission di Eugenio Russo
A giugno 2024, Eugenio si diploma e oggi è iscritto al primo anno di European School of Economics (Ese). «Una scuola che insegna a sognare». A marzo, un amico in comune gli dice: devi conoscere Sara Roversi. Lei è la Founder of the Future Food Institute. A Pollica ha creato una scuola a cielo aperto, dove chiunque nel mondo possa studiare gli elementi virtuosi e replicarli. «Una donna straordinaria, che mi ha spinto a organizzare un tedx a Pollica, su come rigenerare un territorio. È stata un’eperienza pazzesca. Abbiamo coinvolto centinaia di persone. C’erano tante nonne in prima fila. Siamo appena tornati dalle Nazioni Unite per raccontare cosa abbiamo fatto».
Oggi Eugenio Russo è il Ceo di Conthackto, fondata nel 2019, è un’organizzazione che parla a 10mila giovani in tutte le scuole. Crea eventi dedicati all’innovazione sostenibile, come hackathon e talk, per attivare le nuove generazioni. «Siamo un team di under 25 che crea un laboratorio di idee e progetti che uniscono creatività, inclusione e impatto sociale. Ora ci stiamo costituendo come ente del terzo settore. Giriamo per far conoscere alle azende chi siamo. Abbiamo lavorato con Bocconi 4 Innovation, Canva, LinkedIn (Social Impact), H-Farm College, Binario F di Meta».
«Il principio – prosegue Eugenio Russo – è che tutte le iniziative per i giovani rimangano gratuite e che venga regalato qualcosa di valore per la loro formazione e il loro orientamento. Nessuno si rende conto che la Gen Z è entrata nel mondo del lavoro. E nelle scuole è arrivata la Gen A. Chi sono? Che cosa pensano? Li credete nativi digitali eppure non è così. Abbiamo fatto un viaggio nelle scuole a palare di AI. I ragazzi non la conoscono vorrei che altri ragazzi facessero belle le loro scuole. Mi spiace dirlo ma troppo spesso la scuola spegne la luce dei ragazzi».
Lui di luce negli occhi ne ha parecchia. «Mi sono chiesto: come posso cambiare? Non avevo un piano ma sapevo che non potevo aspettare. E con me ci sono centinaia di ragazzi. Non siamo giovani con il telefono in mano. Ho raccolto centinia di storie di chi vuole cambiare il proprio futuro. L’azione è contagiosa. E siamo in tanti ormai a pensare che ciò che conta non è quanto abbiamo, ma quanto abbiamo dato di noi stessi».