Si tratta è un servizio online che analizza automaticamente i profili social dei figli e nel caso di minacce o di attacchi allerta immediatamente i genitori, garantendo la privacy dei ragazzi.
Al giorno d’oggi i pericoli dovuti ai social network o alle app di messaggi, per bambini e adolescenti, sono davvero tanti. Arginarli e prevenirli non è affatto facile. In aiuto di scuole e genitori c’è Kaitiaki, un’applicazione online e mobile che consente di analizzare e individuare messaggi d’odio che asseriscono a categorie diverse: dai disagi subiti dai ragazzi, al cyberbullismo fino al sexting e all’autolesionismo.
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L’ideatore dell’app che tutela il cyberbullismo
“Serve a rintracciarli e a informare la famiglia in tempo utile per farla intervenire”, ci ha spiegato Fabrizio Macchia, Chief operating officer. “Su 11milioni di casi dichiarati in Europa oltre il 70% dei genitori non ne sapeva nulla. E i ragazzi potevano arrivare ad autolesionismo o persino al suicidio”.
Kaitiaki è nata da un’idea di Fabrizio che, stanco di leggere notizie di cyberbullismo, si è domandato come si potesse fare per far sì che certe cose non accadano più. “Mi sono incuriosito e ciò mi ha portato a uno studio di 8, 9 mesi. Non esisteva qualcosa che potesse permettere alla famiglia di intervenire in tempo utile. Ho parlato ai miei soci e abbiamo deciso di intervenire per sviluppare un’applicazione. Abbiamo avuto feedback positivi e abbiamo portato il progetto all’attenzione di specialisti in materia come psicologi”.
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Il ruolo della scuola
L’azienda, attualmente, ha sette persone nel team di cui quattro soci. Kaitiaki nasce, concretamente, un anno dopo questo percorso, nell’aprile 2017. Si tratta di una startup innovativa a vocazione sociale. “Non siamo ancora sul mercato, ma lo saremo in autunno. Abbiamo fatto dei test su un campione di 40mila ragazzi e nell’arco di un weekend siamo stati contattati da 800 scuole”.
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“Quello delle scuole è un altro aspetto che abbiamo voluto risolvere”, ha continuato Fabrizio. “Ormai i ragazzi non sono più consapevoli del modo ostile con cui si esprimono sui social. Abituati a un linguaggio offensivo e violento. La scuola ha problemi di questo tipo e noi abbiamo dedicato uno strumento di supporto che consente ai ragazzi di interagire con l’intelligenza artificiale e capire che quello che hanno sentito o stanno dicendo è un linguaggio violento e devono darsi una regolata”. Inoltre, Kaitiaki, dà un feedback alla scuola riguardo al livello di rischio latente di cyberbullismo al suo interno.
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Come reagiscono i ragazzi
I ragazzi, soprattutto adolescenti, non sono entusiasti di questa novità perché temono di poter essere spiati dai genitori. Ma Kaitiaki non è affatto questo. Non si viola la privacy in alcun modo. Solo nel caso in cui ci possa essere un pericolo i genitori ricevono un allarme e possono leggere il messaggio in questione. Materialmente sono proprio loro a scaricarla. L’ adulto, inoltre, è responsabile civilmente e penalmente di quanto accade, quindi, Katiaki consente di avere un dossier che, se si vuole intraprendere un’azione legale contro terzi per bullismo, possa essere utilizzato e consultato da chi di dovere. “Nei primi tre anni di attività ci rivolgeremo solo ai minori di 13 anni, perché più collaborativi con il progetto”, ha concluso Fabrizio Macchia.