Con Jeremy Clarkson e Richard Hammond è stato per anni un paladino delle automobili. Eppure James May ha un debole pure per le biciclette. Non a caso è conosciuto come Captain Slow. Mentre Clarkson continua a litigare sul tema delle auto elettriche – è tornato di recente a picchiare duro contro Tesla e Musk – May ha spento i motori per lanciare un messaggio. «Nel corso degli anni ho trascorso molto tempo a scrivere di auto e a fare televisione su di esse, e amo le auto, ma penso che non appartengano alle città. Le auto sono ottime per spostarsi da un posto all’altro, ad esempio da Londra al mio pub nel Wiltshire». Il giornalista ha rilasciato una intervista a London Cycling Campaign dove ha confidato: «Pedalare in città è fantastico».

Cosa pensa James May delle biciclette?
Una delle questione di cui spesso si discute rispetto alla mobilità dolce riguarda la sicurezza stradale. I decessi tra pedoni e ciclisti sono un argomento di cronaca con cui spesso in Italia ci si deve purtroppo confrontare. May a riguardo ha una proposta per sensibilizzare le persone quando sono al volante. «Ho partecipato allo sviluppo di un’applicazione per l’esame di teoria della guida nel Regno Unito. Credo che la cosa migliore che si possa fare con l’esame di guida sia farne una parte su una bicicletta».
James May ha poi preso le difese dei ciclisti, troppo spesso tirati in ballo come se fossero i colpevoli del traffico in città o della pericolosità delle strade. «La maggior parte della rabbia anti-ciclistica che leggo, come quella sciocchezza del Daily Telegraph sulle biciclette che vanno a 50 miglia orarie, è chiaramente una sciocchezza. Il massimo che ho raggiunto, secondo il mio Garmin, è di 31 miglia orarie, ed era in discesa a Richmond Park, e il record mondiale è qualcosa come 40 miglia orarie».

Tra poche settimane Captain Slow tornerà accanto a Richard Hammond (e Jeremy Clarkson, si spera) in The Not Very Grand Tour su Amazon Prime Video. Gli è stato chiesto se si senta o meno responsabile in qualche modo di aver favorito l’affermarsi di una cultura auto-centrica. «No. La gente andava matta per le auto molto prima che iniziassimo a parlarne male alla televisione. La seconda metà del XX secolo è stata un’enorme storia d’amore con l’automobile. È fenomenale se si guarda alla storia. Sono sempre state oggetti di desiderio. Sono capaci di fare molto di più di quello che viene loro richiesto, ma questo vale anche per i nostri computer portatili, gli orologi da polso e le scarpe da ginnastica».
Da chi di comunicazione se ne intende, i ciclisti possono imparare molto. Un consiglio James May lo ha voluto dare a chi si occupa di mobilità ciclistica: «Siate più spiritosi! La lobby dei ciclisti può essere un po’ imbronciata. Ma è una gioia andare in bicicletta. Siate più divertenti. Enfatizzate il divertimento!».