«Ho fatto la “pagliaccia” mentre facevo l’ingegnere, ma aver studiato Ingegneria mi ha dato quella forma mentis a livello organizzativo che mi è sempre tornata utile nella vita. Durante il mio primo anno di accademia a Pisa eravamo in 5 ragazze su 75 studenti, mi sentivo un po’ come il soldato Jane, ma poi la Toscana, con quell’approccio un po’ scherzoso anche alle cose serie, mi ha conquistata». Giorgia Fumo, classe 1986 nata a Roma, cresciuta in Sardegna e vissuta a Pisa oggi è una stand-up comedian di successo, ma per anni ha condotto due vite parallele: consulente di giorno, improvvisatrice teatrale di notte. «Non è stato facile, ma da quando ho scoperto la stand-up comedy nel 2019, per gioco, me ne sono innamorata perdutamente, e come le più belle storie d’amore, ho iniziato a rincorrere quello che era diventato il mio sogno, finché non lo ho ottenuto». Giorgia arriverà anche sul palco di SIOS24 Winter il 17 dicembre alla Borsa di Milano, dove non ci farà soltanto ridere ma anche, e soprattutto, riflettere…Nel frattempo, la abbiamo intercettata per farci raccontare quale è stato il percorso che l’ha portata a coronare quel sogno.
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Da ingegnere a stand-up comedian, come è avvenuto questo passaggio?
Ho fatto la pagliaccia mentre facevo l’ingegnere, ma in realtà ero la prima a prendere le cose sul serio e, allo stesso tempo, a mascherarle sotto un velo di ironia. Beh, il mio primo approccio con la stand-up comedy è stato in un oratorio pisano a 24 anni. Mi trovavo in Toscana perché studiavo a Pisa ingegneria e ho iniziato così, per hobby, mi sono appassionata e ho cominciato a viaggiare. A Berlino ho vinto una gara di improvvisazione teatrale ma in Italia io non frequentavo compagnie che avessero questo tipo di interessi, pertanto mi sono costruita un percorso che è passato, prima di tutto, dal confronto con gli altri, come il comico Luca Cupani, e poi da tante case, in giro per il Paese, quasi sempre ospitata. Ho iniziato a impegnarmi più assiduamente in questa carriera quando non ero più giovanissima, verso i 34-35 anni, e credo che questa sia stata la carta vincente perché non ho mai preso la deriva da “artista scapestrata”.
Quando è arrivato il vero successo?
Nel 2020 mi sono esibita allo Zelig di Milano, poi su Comedy Central, nel 2021 sono stata l’unica italiana alle semifinali dei Funny Women Awards, poi sono arrivata nel cast del Giovane OLD (Rai 2) e nel 2022 sono stata una delle protagoniste della finale di Italia’s Got Talent (Sky Uno). Quest’anno è iniziato il tour del mio spettacolo Vita Bassa, che ha attraversato – e sta attraversando – tutta la Penisola. I prossimi appuntamenti toccheranno, a gennaio, Cantù, Busto Arsizio, Mantova e Firenze, per poi ricominciare, a febbraio, da Latina verso altre città e proseguire nei mesi successivi fino a metà maggio 2025. Recentemente ho vinto i premi Antani, a Livorno, e Satira Politica a Forte dei Marmi. Non so dire il momento esatto in cui è arrivato il successo, forse non c’è mai stato un “momento preciso”, ma sono contenta di aver realizzato il sogno di poter fare della mia passione un lavoro: ce l’avevo nel cassetto da quando avevo 12 anni e oggi potermi esibire nei teatri, con la gente che è disposta la sera a uscire di casa, cercare parcheggio e scomodarsi per venire a vedermi è una soddisfazione immensa.
Tu sei anche una scrittrice. Al centro del tuo libro “Ingegneria della vita adulta” c’è il mondo dei Millennials, che introduci così: “Nel 2024 è assolutamente plausibile e socialmente accettato che un adulto medio abbia le capacità emotive di un tredicenne, le capacità matematiche di decenne e le abilità manuali di un cinquenne”. Sei ironica?
Un po’ sono ironica e un po’ no. Per esempio, molte persone dicono che non capiscono nulla di matematica, ma tutto quello che ruota attorno all’economia, anche individuale – come può essere la gestione dei salari – si basa su questo tipo di competenze. Poi devo ammettere che penso che a livello manuale non sappiamo fare niente, mentre i nostri genitori, invece, hanno sviluppato molto più di noi alcune abilità. Da un punto di vista manuale, ci siamo impoveriti ma non ce ne siamo resi conto.
Perché hai scelto di parlare di Millennials?
Perché per noi (mi riferisco, appunto, ai Millennials), prima d’ora non c’era niente. Per esempio, la produzione culturale per i 45enni-50enni era diversa da quella pensata, invece, per noi. Poco dopo abbiamo iniziato a emergere sul digitale (anche perché tutti gli altri campi sono già occupati). Vita Bassa l’ho scritto nel 2019 quando avevo percepito la presenza di questo “buco” che non sapevo se si sarebbe, in un certo qual modo, colmato.
Che cosa ne pensi dell’intelligenza artificiale? Secondo te è “buona” o “cattiva”?
Secondo me è, prima di tutto, utile a toglierci di dosso quelle cose noiose e che ci portano spesso via tanto, troppo, tempo. Da ingegnere, mi affascina, da creativa un po’ meno, ma credo che, comunque, il creativo non possa in nessun caso essere sostituito da una macchina. Per capirci meglio, io non userei mai l’AI per scrivere i testi dei miei spettacoli: sarebbe una truffa ai danni di me stessa, io non vorrei mai delegare a una macchina il mio lavoro.
Ma veniamo a SIOS24 Winter, che cosa ti ha spinto ad accettare l’invito e quale sarà l’argomento al centro del tuo intervento (no spoiler)?
Parlerò di lavoro e di come è cambiato questo mondo (anche per me). Sono molto contenta di partecipare a SIOS24 perché lo reputo un evento in cui nascono nuove sinergie, che per me sono motori. Per esempio, io in teatro non potrei esibirmi se non avessi alle mia spalle un regista, una produzione, i tecnici. Sono del parere che l’interdisciplinarietà, che è un argomento di cui si parla spesso oggi e di cui si parlerà anche a SIOS, offra non solo tanti punti di vista ma anche tanti spunti di riflessione.
Tu che uso fai dei social? Li apprezzi?
Assolutamente sì, i social mi hanno dato un palcoscenico che altrimenti non avrei avuto. Per me sono – e sono stati – uno strumento potentissimo per stabilire un contatto con il pubblico. Quando ho iniziato, infatti, sono stati coloro che mi seguivano a decidere se quello che gli proponevo gli piaceva o meno e io, in base ai feedback che ricevevo, ho scelto su che cosa puntare. I social permettono di far vedere quello che sai fare, commentare, parlare delle tue esperienze, attraverso un lavoro di continuità, dandoti la possibilità di creare ogni volta cose nuove.
Infine, dove e come ti vedi in futuro?
Scrivere il libro mi è piaciuto molto, il teatro è la mia grande passione e mi affascina anche stare sui social e pure la TV. Insomma, tengo aperte tutte le finestre, senza escludere nuove piattaforme. Magari arriverà il cinema, chissà. Adesso, comunque, sto bene così e, anche se non sembrerebbe, la mia vita è molto tranquilla: faccio l’uncinetto, guardo la TV, mi prendo in giro da sola, e mi piaccio così.