Venti di futuro

A 16 anni ha messo in pratica la prima idea per affinare la comunicazione tra docenti e studenti. Un test dopo l’altro questo giovane startupper ha coltivato una missione: dare una mano agli altri. Così è partito per gli Stati Uniti per tornare e creare valore.«Si dice che la chiave di una vita felice sia trovare la propria passione e fare di quella la propria vita». La sua storia raccontata da Eleonora Chioda nella rubrica “Venti di Futuro”

Lorenzo Pessini ha 25 anni, una laurea in biologia, una grande passione per il mondo della nutrizione e un profondo legame con la sua famiglia. Dopo che sua madre non ha più potuto bere caffè ha inventato un’alternativa alla caffeina con gli stessi benefici ma con meno effetti collaterali. Assieme a lui Giulia Fratti e Martina La Rosa. Tutti under 30. La loro storia per Venti di futuro

Come tutte le idee anche quella alla base di Wayla è nata da una esigenza concreta: avere la certezza di poter tornare a casa la sera quando i mezzi di superficie e non latitano. Il co-founder Mario Ferretti: «Dietro un aeroporto, una nave da crociera ma anche un sistema di trasporto pubblico una vera e propria orchestra logistica»

Matteo Beccatelli a soli 30 anni ha creato un dispositivo capace di leggere lo stress di alberi e arbusti, permettendo agli agricoltori di intervenire in tempo così da salvare le colture. Col fratello Tommaso, che di anni ne ha 25, ha lanciato la startup Plantvoice. «La sensoristica attuale perde qualcosa di essenziale: “l’umanità” della pianta, l’essere vivente che c’è sotto foglie e corteccia». La nuova storia della rubrica Venti di futuro

Cinque ragazzi, tutti giovanissimi, tutti professionisti nel campo della salute, che con i loro video sui vaccini, gli attacchi di panico, l’alimentazione e l’importanza degli screening raggiungono milioni di utenti al mese. La loro missione? Diffondere la cultura della prevenzione in modo divertente. «La salute è anche determinata dalle scelte individuali che facciamo». La nuova storia di Venti di futuro

In Italia solo il 2,7% della popolazione dona il sangue. Ed è in calo la fascia dei più giovani. Un disinteresse che Chiara Schettino ha provato in prima persona: «Da paziente aspettavo le trasfusioni per molto tempo. Ho capito che c’era un problema e bisognava fare qualcosa». Con lei Filippo Toni, appena diciassettenne: «Una sera, a cena, Chiara mi chiede: mi aiuti a fare un po’ di cose? Da lì è nata la nostra startup»