«Ci aspettiamo che l’ecosistema cresca e si allinei al resto delle grosse economie europee. Francia e Germania al momento sono diversi anni avanti a noi». Federico Lonoce, partner di Nextalia Ventures, è il nuovo protagonista della nostra rubrica del lunedì, alla scoperta dei profili che compongono il panorama Venture Capital e investimenti in Italia. Opera nel fondo di Nextalia SGR, una società di gestione del risparmio di cui abbiamo parlato di recente per via del suo primo investimento estero nella fintech Shop Circle, startup londinese fondata da due italiani che ha appena raccolto 60 milioni di dollari.
In un momento complesso per non dire critico in Europa, ragionare sul futuro significa anche ascoltare chi di mestiere ascolta e valute pitch e deck di aziende potenzialmente disruptive nei vari settori, dalla Difesa all’Intelligenza artificiale. Con un passato nel mondo bancario, Lonoce ha esperienza nel settore della tecnologia e ha conosciuto l’ecosistema di Londra, ad oggi ancora hub centrale per gli investimenti nel Vecchio continente.

La passione per i numeri
Nato nel 1986 a Manduria in Puglia – «dove c’è il primitivo» – Federico Lonoce non aveva l’impresa e o gli investimenti nel background famigliare. «I miei genitori sono entrambi medici. Ma io ho sempre avuto la passione per il mondo matematico, infatti ho studiato allo scientifico». Come molti altri suoi conterranei si è formato a Milano dove ha studiato in Bocconi. «Da lì ho iniziato i primi stage nel mondo finanziario. Sono stato ad Amsterdam, ho seguito il settore tecnology come prima esperienza lavorativa».

I primi anni lavorativi li ha vissuti a Londra, prima in Deutsche Bank e poi in UBS. Ha attraversato gli anni prima e dopo Brexit, vivendo la trasformazione anzitutto della capitale UK e del suo tessuto imprenditoriale. «Tutto è cambiato dopo il Covid e da quando l’attuazione della Brexit è stata definitiva. Tante società e tanti fondatori hanno deciso di rientrare nei paesi di origine grazie a incentivi fiscali».
Che momento è per il Venture Capital in Italia?
Cervelli di rientro che spesso restituiscono al proprio Paese competenze e network maturati all’estero. «Con CDP Venture Capital l’Italia sta facendo molto». Londra rimane centrale, soprattutto per il fintech e il ponte strategico con gli USA. «Ma quel che è cambiato rispetto al passato è che c’è molta più possibilità per i founder di rimanere nel Paese d’origine». A Londra ha fatto una prima esperienza nel settore investimento dopo aver lasciato il settore bancario.

«Sono entrato in piccolo team di VC. Per loro ho seguito clienti per effettuare investimenti, alcuni li ho suggeriti proprio in Italia». Poi è salito a bordo del progetto Nextalia, che complessivamente ha raccolto 150 milioni di euro, con il focus su B2B e investimenti internazionali. «Dobbiamo acquisire fiducia nel proporre investimenti e soluzioni a livello tecnologico. Siamo in un momento di forte sviluppo dell’ecosistema Venture. Sono state poste basi importanti».
Un appunto sull’AI, divenuta ormai il prezzemolo di ogni discorso legato a tecnologia e startup. «Ad oggi qualsiasi società mette AI nel proprio deck. Ma poi va capito che tipo di processi utilizza. Da un lato come investitori ci chiediamo come l’AI sta migliorando i processi». D’altra parte l’Intelligenza artificiale non è la soluzione a tutto e chi la maneggia non è immune da futuri stravolgimenti del settore. «Infatti ci poniamo nell’ottica di capire che cosa potrebbe succedere tra cinque anni, capace di sconvolgere i business model. Come Nextalia vogliamo creare valore e opportunità. Puntiamo a diventare il player di riferimento nel private capital livello nazionale».