Nel 2024 Intel è stata una delle aziende che ha licenziato più dipendenti di tutte: oltre 17mila persone hanno interrotto i rapporti con l’ex campione dei chip statunitense. E la crisi prosegue perché come si legge sul Wall Street Journal, TSMC da una parte e Broadcom dall’altra starebbero valutando l’ipotesi di acquisire asset specifici della multinazionale: nel caso le due operazioni andassero a termine significherebbe la fine della società per come l’abbiamo conosciuta finora. Sulla stampa si legge di una spartizione della tech company.
Intel, che cosa sta succedendo?
Come si legge su CTech, la divisione più critica di Intel riguarda la produzione, che ha subìto un calo di fatturato di oltre 13 miliardi di dollari. I competitor sono più avvantaggiati e nonostante i sussidi governativi garantiti dall’ex presidenza Biden, che tramite il piano IRA ha puntato alla rilocalizzazione di intere filiere sul suolo americano, la situazione resta problematica. Stando alle indiscrezioni la Big Tech taiwanese TSMC sarebbe interessata a inglobare le fabbriche di Intel.

Per quanto riguarda invece Broadcom, l’azienda americana sarebbe interessata alla parte di progettazione, design e marketing di Intel. Quest’ultima, lo ricordiamo, nel 2024 ha dovuto bloccare un piano di espansione in Israele, con un investimento da 25 miliardi di dollari congelato. Nel Paese la società vanta una presenza decennale, ma quest’ultimo stop è il segnale di una condizione a cui non è stato posto ancora rimedio.
Con l’avvio della presidenza Trump Intel spera in un sostegno da parte della Casa Bianca verso un soggetto che, al netto dei problemi, rimane il più attrezzato per competere in un mercato simile tra progettazione e produzione di semiconduttori. Il fatto poi che un soggetto straniero come TSMC possa mettere le mani sulle fabbriche di Intel potrebbe disturbare la linea MAGA. Se si guarda infine ai numeri è evidente la drammaticità della situazione: Intel ha perso il 60% del proprio valore (la capitalizzazione è 30 volte più bassa di quella di Nvidia).