Nelle scorse ore, come abbiamo scritto su StartupItalia, X ha subìto un down che ha coinvolto molti utenti in tutto il mondo. Per alcune ore la piattaforma ha registrato disagi e impossibilità di caricare le pagine. Il patron Elon Musk ha spiegato che si è trattato di un attacco cyber e ha poi aggiunto: «Veniamo attaccati ogni giorno, ma questo è stato fatto con molte risorse. O è coinvolto un gruppo numeroso e coordinato e/o un Paese». Al commento social si è aggiunta una considerazione rilasciata in un’intervista a Fox News: «Non sappiamo esattamente cosa sia successo – ha premesso l’imprenditore -. C’è stato un massiccio attacco informatico per cercare di abbattere X con indirizzi IP provenienti dall’area dell’Ucraina».
Perché Musk litiga sempre di più con l’Ucraina?
Come si legge su TechCrunch non sorprende che X sia un bersaglio dei criminali informatici. Essendo in mano all’uomo più potente del mondo – e tra i più influenti per giunta – la piattaforma costituisce un target per lanciare messaggi e indebolire il miliardario. Musk ad ogni modo è sempre più attivo in questa campagna di logoramento nei confronti di Kyev. Il week end scorso ha fatto clamore un post nel quale ventilava l’ipotesi di uno spegnimento del servizio Starlink in Ucraina.
Dopo averla sparata grossa, Musk ha poi precisato: «Per essere estremamente chiari, non importa quanto io sia in disaccordo con la politica ucraina, Starlink non spegnerà mai i suoi terminali – ha precisato su X-. Sto semplicemente affermando che, senza Starlink, le linee ucraine collasserebbero, poiché i russi possono bloccare tutte le altre comunicazioni!».
Tornando al down di X e alle accusa di Musk all’Ucraina, il giornale The Kyiv Independent ha citato una fonte di Reuters secondo la quale, in realtà, gli attacchi provenivano da indirizzi IP in Brasile, Vietnam, Stati Uniti e altri Paesi con la quota ucraina decisamente contenuta. Il protagonismo del capo di DOGE, secondo alcuni analisti, farebbe il gioco di Donald Trump: già di suo poco avvezzo alla diplomazia, il capo della Casa Bianca potrebbe avvantaggiarsi dalle fughe in avanti dell’alleato per capire fino a dove può spingersi.