Successo per l’iniziativa del Team di Diego Piacentini e Codemotion. Più di 800 sviluppatori all’opera in tutta Italia: chi ha vinto?
Comunque vada è stato un successo: soprattutto perché per 48 ore ci sono stati centinaia di cittadini impegnati a cambiare, aggiornare, ammodernare quello che con una definizione retorica potremmo chiamare “sistema operativo del Paese”. Alla fine sono state 96 le proposte presentate da 116 team composti da più di 800 sviluppatori e 200 mentor, tutto il codice rilasciato con licenza open source. Un hackathon diverso da quello a cui siamo abituati: l’iniziativa del Team per la Trasformazione Digitale di Diego Piacentini, organizzato assieme a Codemotion, ha reso protagoniste 25 città italiane e ha avuto una rappresentanza persino a San Francisco (California). E con tanta carne a cuocere, tanti temi sul piatto, ci sono stati molti progetti che hanno raccolto il sostegno e il plauso dei partecipanti.
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Una svolta open source
Lo stato dell’arte dell’informatica della PA è, usando una definizione gentile, complesso: non c’è mai stata una linea guida unica per tecnologie, design, soluzioni da applicare su piccola e larga scala in grado di rendere davvero interoperabile il software e i servizi che ogni singola amministrazione ha messo in piedi in questi anni. Tanti linguaggi, tanti sviluppatori coinvolti, troppo spesso codice sorgente inesistente o privo di commenti e documentazione: “Semplificare è necessario – ci dice Andrea Benedetti, evangelist di Microsoft Italia che ha partecipato in prima persona alla tappa romana di Hack.Developers – Il passo più importante è rendere open source tutti questi applicativi, per cominciare”.
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L’atmosfera che si è respirata a Roma, come a Milano, a Firenze, a Torino e in ogni altra località che ha partecipato ad Hack.Developers è stata molto positiva: all’appello del Team hanno risposto professionisti e sviluppatori, con competenze eterogenee. “C’era chi indossava un fedora di RedHat, chi una maglietta IBM, io una felpa Microsoft – ci racconta Benedetti – ma non c’erano bandiere o fazioni: tutti volevano aiutare, con l’obiettivo di creare servizi davvero interoperabili che siano in grado di funzionare assieme a vantaggio di tutti, cittadini e PA”.
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Chi ha vinto?
Retorica a parte, che vorrebbe che a vincere sia stato tutto il Paese, ad Hack.Developers ci saranno diversi vincitori che a oggi ancora non conosciamo: il regolamento del code sprint prevede che al termine della maratona il team si prenda una settimana di tempo per valutare i progetti presentati nelle diverse categorie abbinate ai vari challenge proposti, per poi premiare i migliori con dei buoni per l’acquisto di corsi Coursera. Tutto il codice scritto è comunque già disponibile su GitHub.
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La formula prevede che siano gli stessi hacker a segnalare al team i migliori prodotti presentati nelle categorie fast rabbit (chi ha presentato un lavoro finito entro domenica) e wise turtle (chi ha steso il progetto di massima e lo concluderà entro fine mese): a Roma ad esempio il progetto più votato è stato quello del team formato da Nicolò Carandini e Antimo Musone, un connettore .NET per SPID (il sistema di identità digitale messo in piedi dalla PA italiana) che ha raccolto ottimo gradimento tra i partecipanti. Altro progetto selezionato è quello denominato 18app, un’app pensata per sfruttare al meglio il bonus cultura riservato agli studenti dal Governo.
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