Intrufolarsi nella filiera bellica per colpire il nemico senza lasciare tracce. Nei mesi scorsi hanno fatto notizie le operazioni del Mossad, con i servizi segreti israeliani che sono riusciti a colpire rappresentanti di Hezbollah posizionando esplosivi in cercapersone e in walkie-talkie, fatti poi detonare. Il metodo sembra sia stato replicato dall’Ucraina per colpire Mosca: come scrive Guido Olimpo sul Corriere della Sera a confermarlo per vie non ufficiali è stata la Russia, anche se non sono stati resi noti il numero di morti provocati dall’operazione.
Visori dei droni con esplosivo: cosa sappiamo sull’operazione di Kiev contro Mosca
Secondo le ricostruzioni l’intelligence di Kiev avrebbe acquistato visori per il controllo dei droni realizzate da fabbriche cinesi; inserendo tra i 10 e 15 grammi di esplosivo all’interno dei dispositivi ha così potuto confezionare queste piccole bombe e donarle all’esercito russo. Le donazioni spontanee sono iniziative frequenti in questa guerra. L’iniziativa sembra avere incontrato minori difficoltà rispetto a quelle del Mossad per sabotare i walkie-talkie e i cercapersone di Hezbollah.
La notizia dei visori esplosivi dei droni è circolata circa un mese dopo un’altra operazione: l’uccisione a inizio febbraio di Armen Sarkisian, fondatore del gruppo paramilitare russo ArBat, colpito da una bomba ucraina posizionata nella hall di un grattacielo di Mosca.
Quale sarà il futuro per l’Ucraina
In questi giorni l’argomento Ucraina è centrale nel dibattito politico internazionale, a tre anni dall’inizio dell’invasione da parte di Putin. Il futuro di Kiev resta incerto, con Volodymyr Zelenskyy che – nonostante le accuse a lui rivolte da parte di Donald Trump – continua a sperare negli aiuti militari da parte degli Stati Uniti. Washington nel frattempo ha iniziato gli incontri con Mosca per discutere delle prospettive, senza però coinvolgere il Paese invaso. Secondo le stime, se le forniture belliche dovessero fermarsi Kiev avrebbe ancora sei mesi di autonomia per mantenere ben equipaggiato il proprio esercito.