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In Italia vivono quasi 13 milioni di persone con disabilità, di cui oltre 3 milioni in condizioni gravi (Istat 2022), mentre quasi una su tre (32,1%) è a rischio povertà, secondo l’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane dell’Università Cattolica. 

Le sfide da affrontare sono ancora numerose, perché barriere fisiche, culturali e sociali rendono spesso difficoltosa una completa partecipazione alla vita quotidiana, soprattutto a scuola e al lavoro. 

Ci sono però alcuni contesti, in cui è possibile vivere appieno una dimensione realmente inclusiva, in cui la diversità di ognuno diventa una risorsa da valorizzare: lo sport, per esempio (korfball e surf adaptive sono solo due tra le tante discipline possibili), e l’arte, il teatro in particolare.

Abitare, lavoro e tempo libero: i progetti di AIAS Verona 

«Ci siamo avvicinati al teatro con un approccio puramente culturale, creativo, ludico: non l’abbiamo mai considerato una forma di terapia riabilitativa per persone con disabilità, ma un’attività a cui dedicarsi per se stessi, per divertirsi e per stare in compagnia. Sul palcoscenico non esiste limite: chiunque può trovare una modalità di espressione, senza che la forza del messaggio risulti sminuita», spiega a StartupItalia Marco Vesentini, presidente di AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici) Verona, realtà che coordina numerose iniziative legate all’abitare, al lavoro e al tempo libero, finalizzate al benessere e all’aumento della qualità di vita delle persone con disabilità sul territorio veronese. «Insieme alla cooperativa sociale L’Officina dell’AIAS, che è emanazione dell’associazione stessa, realizziamo progetti socio-educativi basati sulla centralità della persona, nel rispetto della sua storia personale e delle sue relazioni. Nel corso del tempo siamo arrivati alla realizzazione di gruppi appartamento, comunità alloggio, Rsa e centri diurni: in totale seguiamo ogni giorno oltre 140 persone con disabilità». 

Tra le iniziative ideate al fine dell’inserimento lavorativo c’è lo StraVagante Hostel, affiancato dall’Osteria Il Mangiabottoni: «Un luogo senza barriere, sia fisicamente che metaforicamente. La struttura è gestita da personale con disabilità, coinvolto in diverse attività, con il supporto di operatori sociali, educatori e volontari: il servizio di accoglienza, il servizio di pulizia, il servizio bar e l’organizzazione di eventi culturali e di promozione del territorio. Ogni area dell’ostello, sia interna che esterna, è facilmente accessibile da chiunque e sono previsti servizi sanitari per gli ospiti con bisogni speciali».

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Come nasce il Progetto Teatrale e Cinematografico Disabilità Integrata e Spettacolo AIAS

Nel 2006 è iniziata la collaborazione nel campo teatrale con Punto in Movimento, che poi ha portato alla nascita del “Progetto Teatrale e Cinematografico Disabilità integrata e Spettacolo”, a cui si è unita anche la realtà di Fonderia Aperta Ets. 

Un percorso formativo ed interpretativo, che oggi coinvolge una quarantina di partecipanti, attraverso il quale «le persone con disabilità possono confermare che il mestiere dell’attore può far parte a tutto tondo della loro vita», raccontano a StartupItalia Roberto Totola, direttore artistico e regista, e Marina Furlani, assistente alla regia, entrambi anche attori, sia di Punto in Movimento che di Fonderia Aperta Ets.

La prima realtà è attiva a Verona dal 1992, grazie alla collaborazione di un gruppo di artisti e tecnici indipendenti uniti dalla volontà di produrre teatro, danza e cinema attraverso nuove forme di ricerca e di linguaggio: «Fin dall’inizio ci siamo occupati di diversità, accogliendo persone con fragilità di vario genere, da ragazzi e ragazze con difficoltà psico-relazionali a persone con disabilità, anche importanti, fisiche o mentali». 

A Punto in Movimento si è affiancata nel 2016 Fonderia Aperta Ets, associazione nata con la realizzazione del Teatro Fonderia Aperta, una struttura di 156 posti: è ricavato negli spazi dell’antica Fonderia Didattica dell’Itis Ferraris di Verona, che lo usa a sua volta come aula magna, ed ospita anche le attività del Progetto Teatrale e Cinematografico Disabilità integrata e Spettacolo AIAS. 

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Il metodo di Punto in Movimento

«Già in occasione delle realizzazioni dei primi spettacoli abbiamo capito la portata culturale, artistica e sociale del nostro teatro, confermando che ogni persona, anche con grave disabilità, può personalizzare e mettere in scena un testo, ottenendo un risultato artistico perfettamente confrontabile con quello del teatro inteso in senso tradizionale», proseguono Totola e Furlani. «Come per chiunque si avvicini per la prima volta al palcoscenico, anche le persone con disabilità che abbiamo accolto hanno dovuto faticare per far emergere le proprie capacità e l’hanno fatto proprio attraverso una formazione attoriale che non si è affatto differenziata da quella classica». 

L’idea è che «prima si debba vivere l’esperienza, iniziando direttamente dal fare gli esercizi, poi si può codificare quello che si è sperimentato, arrivando fino alla tecnicizzazione. «Il nostro metodo nasce da un mix delle più importanti scuole di teatro, da Stanislavskij a Grotowski, da Brook a Strasberg, senza dimenticare la Commedia dell’Arte, perché è importante unire la modernità alla storicità del mestiere». 

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Va in scena “Pinocchio. Storia di un burattino”

Il Progetto Teatrale e Cinematografico Disabilità Integrata e Spettacolo AIAS coinvolge oggi circa 30-40 partecipanti, che si incontrano per dare vita a spettacoli sempre nuovi, come il recente “Pinocchio. Storia di un burattino”, liberamente tratto dal famoso romanzo di Carlo Collodi, pubblicato per la prima volta a Firenze nel febbraio 1883. 

Una storia che sul palco diventa il pretesto per lo sviluppo di un lavoro d’insieme, in cui i burattini del teatrino di Mangiafuoco, per salvare la loro vita, spingono Pinocchio ad accettare di diventare una pedina della società, senza poter crescere e maturare come individuo.

«Il cast comprende varie persone con disabilità, anche con difficoltà di comprensione del linguaggio», sottolineano Totola e Furlani. Ma si lavora fianco a fianco, attraverso scene corali, in cui ci si può aiutare l’un l’altro. Ognuno, poi, ha il suo momento individuale, che lo rende protagonista. Ma la filosofia di base è quella del gruppo che sostiene il gruppo, questa è la vera inclusione della nostra scuola». 

Il teatro come forma di «vitaterapia»

«Pinocchio, lo spettacolo più complesso e raffinato realizzato finora, è la dimostrazione che il teatro è una forma di “vitaterapia”, come mi piace definirla, e che questa è un’arte connaturata all’uomo, non esiste persona che non possa praticarla», conclude Vesentini. «Aiuta ad acquisire consapevolezza di sé e a cambiare approccio verso le altre persone e verso la realtà, uscendo dall’isolamento fisico, sociale e psicologico in cui può capitare di trovarsi: questo sì che vuol dire riabilitarsi e vivere una vita piena, un traguardo importante che accomuna tutte e tutti, a prescindere dalla disabilità», riuscendo nel contempo a far sentire tutti e ciascuno “protagonisti” anche chi normalmente rischia di sembrare invisibile se non proprio insignificante.