Le basi erano promettenti e il giudizio complessivo supera abbondantemente la sufficienza. Di fronte a progetti così ambiziosi c’è però il rischio di commettere alcuni errori. Stiamo parlando di Eternal Strands, l’opera prima di una startup – Yellow Brick Games – di un veterano del settore come Mike Laidlaw e disponibile sulla next gen (noi lo abbiamo testato su Xbox) e su PC. Un action RPG che oscilla tra l’esplorazione arricchita dal crafting e fasi di combattimento, raccontando una storia non così originale ma comunque piacevole.
Eternal Strands, la recensione
Come prima opera la software house ha voluto puntare in alto, mirando a creare atmosfere e stili di combattimento che in molti hanno ricordato il canone degli ultimi Legend of Zelda. Copiare, si sa, è una delle pratiche più scontate e ovvie per migliorarsi. Gli sviluppatori ci raccontano le avventure di Brynn, una giovane maga che nel corso della storia perfezionerà le proprie abilità nel dominare elementi naturali, da sfruttare e piegare per sconfiggere i nemici.
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Pur essendo un’opera ambiziosa, con un mondo ampio e un level design ben studiato per il backtracking, Eternal Strands resta un videogioco che ha fatto i conti con un budget ridotto. Manca il doppiaggio in italiano, le cinematiche cartoon approfondiscono la trama senza creare grande pathos e i dialoghi in stile visual novel, statici, fiaccano un po’ l’esperienza complessiva.
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Là dove invece Eternal Strands svela l’impegno profuso dal team è quando spalanca le porte di questo mondo magico ai gamer. I richiami a Zelda ci sono tutti, a partire da un contesto naturalistico e da alcuni scorci niente male. La nostra protagonista non usa soltanto la spada, ma è pure in grado di dominare ghiaccio e fuoco oltre che la forza di gravità.
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Combinati, questi fattori rendono il combattimento un’esperienza stimolante, sufficientemente varia e si fanno perdonare alcuni bug e problemi legati ad esempio a un sistema di targeting non eccelso. Non male però la possibilità di scalare i boss, arrampicandosi su energumeni per raggiungerne i punti deboli. Lampante il riferimento a Shadow of the Colossus. In un contesto indie frizzante e pieno di idee, creature come Eternal Strands meritano senz’altro indulgenza non tanto perché escono dagli spartiti tradizionali – come detto, il titolo emula i campioni – ma perché propongono un’offerta videoludica densa e divertente, oltre che alla portata di molti.
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Il mondo di Eternal Strands non è statico, ma rispetta un ciclo giorno/notte attorno a cui ruota il completamento di alcune missioni. Rispetto a queste ultime non c’è grande varietà e ciò rischia di generare una sensazione di loop. L’universo di gioco è ampio, ma grazie ai portali i viaggi vengono accelerati. Nel complesso un titolo a un prezzo abbordabile, che saprà accontentare gli appassionati in cerca di indie stimolanti. Quello in questione è senz’altro tra i più interessanti di questo primo scorcio di 2025.